giovedì 17 aprile 2008

Recensione di Renzo Montagnoli

Nazim Hikmet è un poeta indubbiamente conosciuto in occidente per le sue stupende liriche d’amore, che ancor oggi mostrano una freschezza e una vitalità veramente sorprendenti.

Quello che meno si conosce di questo grande autore turco è il suo impegno rivoluzionario e la sua arte poetica connessa.

Ha provveduto alla bisogna Giacomo D’Angelo con un breve saggio (64 pagine) intitolato Cantastorie della rivoluzione, con il preciso fine di denunciare il silenzio critico calato in Italia su questo grande artista.

Ha così scritto una biografia dettagliata sulla sua vita avventurosa, sulla sua passione politica che lo costringerà all’esilio nella Russia sovietica, dove morirà per un attacco cardiaco.

In questa sorta di rivisitazione viene evidenziato il carattere politico dell’altra sua poesia, tanto per intenderci quella che da noi è meno nota.

La vicenda storica di Hikmet viene poi collegata a quelle di altri due poeti che ebbero rapporti con lui in qualità di traduttori e che stranamente sembrano essere caduti nell’oblio, Joyce Lussu e Velso Mucci.

E’ una lettura agevole, anche se devo dire che D’Angelo ha calcato un po’ troppo la mano sullo spirito rivoluzionario, quasi a sostenere la tesi che la trascuratezza dei critici e degli editori per la poesia di Hikmet debba dipendere esclusivamente dal suo credo marxista e dalla sua indole sovversiva, circostanza di cui francamente dubito; infatti, non si spiegherebbe allora perché continuino a essere pubblicate le sue splendide liriche d’amore.

D’altra parte il compito dei critici è quello di approfondire quei lavori del passato che abbiano ancora una valenza e francamente quelle poche poesie di impegno politico e rivoluzionario che ho avuto l’opportunità di leggere mi sono sembrate anacronistiche, perfino anomale come forma di protesta, del tutto superate dai tempi e dagli eventi.

Al contrario le sue liriche d’amore restano tuttora valide, vitali, riescono ancora a incantare e a stupire.

Nel complesso, comunque, il saggio ha il particolare pregio di svelarci aspetti della vita e dell’arte di Hikmet senz’altro poco noti e pertanto rappresenta un utile elemento di integrazione cognitiva per chiunque si appresti a esaminare con spirito critico la sua opera poetica.

Renzo Montagnoli

http://www.arteinsieme.net/renzo/index.php?m=31&det=3468

venerdì 4 aprile 2008

L'ARTE NELLA SOCIETÀ: recensione di Andrea Franco

La collana Micromegas delle edizioni Solfanelli raccoglie indubbiamente saggi molto interessanti e quello che ci troviamo qui a recensire è il testo che apre la collana, un libro snello e affascinante che analizza il concetto di arte da diversi punti di vista, includendo all’interno del volume alcuni articoli dell’autore, Franco Ferrarotti, docente di sociologia all’università romana “La Sapienza”.
Il libro si legge molto rapidamente coniugando al meglio sintesi e complessità, dando al lettore uno spaccato molto dotto del concetto di Arte, però riuscendo nell’intento con articoli brevi. Interessanti le numerose citazioni che permettono al lettore più accorto di appuntare diversi nomi per approfondire le ricerche. Il classico saggio che si presta a diversi livelli di lettura. Gli si può dedicare una lettura rapida e superficiale, così come si presta a numerosi approfondimenti e punti di partenza per ricerche su vari aspetti.
L’arte nella società è un testo che approfondisce aspetti non banali, che con difficoltà si affrontano in testi meno tecnici, e per questo si posiziona su un livello alto, e per la qualità della scrittura e per il tema trattato.
Sicuramente la scelta di saggi brevi ma molto specialistici è vincente. Permette di tuffarsi anche in argomenti poco conosciuti senza dover affrontare testi notevolmente più impegnativi. Un buon modo per addentrarsi in una materia che si vuole iniziare a conoscere.

http://v3.operanarrativa.com/node/1142